martedì 16 aprile 2013

peperoni ripieni QUASI vegan

Lo confesso: dopo il post isterico dell'ultima volta, mi sono un po' vergognata di me stessa e ho quasi pensato di archiviare l'esperimento blog. E' che ogni volta che scrivo e poi mi rileggo (sempre super velocemente per battere la censura interiore) difficilmente mi "suono" giusta, spesso troppo poco spontanea, e quando invece spontanea, alla fine mi vergogno. Beh, volevo una palestra di scrittura, no?

A proposito, la palestra. Alla fine mi hanno corretto l'iscrizione in 5 secondi e ho fieramente e felicemente ricominciato a fare un minimo di attività sportiva, che avevo totalmente interrotto da quando è cominciata la mai carriera di emigrante. Sono molto contenta, e il prossimo post sarà una torta che finalmente mangerò senza paturnie colpevoli!



Ad ogni modo, voglio controbilanciare il clima dell'ultima volta con un post allegro su un esperimento vincente e meat free che ha soddisfatto un branco di nordeuropei carnivori (capitanati dal mio fidanzato) e ha colmato la mia nostalgia per le verdurone ripiene di carne senza interferire col destino della mucca, che bene o male ho abbastanza a cuore. Da brava vegetariana part-time.




 Ingredienti per 6-8 persone

8 peperoni medi
2 cipolle rosse grandi
3 spicchi d'aglio
350 grammi pomodori freschi
800 grammi di fagioli in scatola (per la cronaca, noi abbiamo usato quei fagioletti rossastri messicani, ma vanno bene tutti, anzi forse meglio se a pasta più morbida)
1 mazzetto di coriandolo o prezzemolo
2 cucchiai di cumino (quello che si usa per il curry)
1 cucchiaio di paprika

Preparazione

Il ripieno è quasi facilissimo, nel senso che si scalda l'olio in padella con l'aglio a pezzettini o schiacciato, si aggiungono la cipolla a tocchetti e i fagioli. L'unico momento in cui ci si danna l'anima è quando, volendo seguire pedissequamente la ricetta, invece che usare dei pelati a tocchetti direttamente dalla scatola, si procede a grattugiare la polpa del pomodoro nel composto, trattenendo la buccia e graffiandosi le dita. Aggiungere sale, pepe, prezzemolo tagliato fine, e le spezie, e quando il tutto è felicemente amalgamato insieme e i fagioli sono cotti e soffici, passarci sopra senza pietà con quel barbaro arnese per ammorbidire la carne, in modo da spappolare un po' i fagioli.
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Nel mentre che accade questo, la vera sfida è la grigliatura e la spellatura dei peperoni (che devono rimanere interi, solo dopo si taglia il picciolo rimuovendo così i semi e creando il buco per il ripieno). Questa è l'attività che prende più tempo, infatti come si vede dalle foto a un certo punto ci siamo arresi e abbiamo lasciato dei brandelli di pelle qua e là (solo dopo mi sono imbattuta, su uno dei blog che sbircio, in un proprio sui peperoni... e ho chiesto lumi  qui su come cavolo si fa).



L'ultimo passo della ricetta prevede il travaso del ripieno dentro i peperoni, che andranno rimessi in forno per una mezz'ora, su una teglia un po' unta, in piedi ovviamente!



Bene, se vi fermate qui o aggiungete solo un po' di rucoletta e funghi,  avete nel vostro piatto una cena veramente vegana. Altrimenti, visto che siamo già abbastanza virtuosi a aver risparmiato la mucca  e il maiale etc etc etc, direi che una cucchiata di salsa allo yogurt velocissima (yogurt, spicchio d'aglio, cucchiaino d'olio, pepe, ciao) ce la possiamo anche meritare.





lunedì 8 aprile 2013

avocado sandwich - post egocentrico e drammatico sul perché non sarò mai una seria foodblogger

Ieri è stata una di quelle giornatine un po' così, che nel mio caso significa: finita con un'allegra crisi isterica. Per carità non mi lamento, una volta davo di matto molto più spesso per i più futili motivi - non che il motivo di ieri non fosse futile, ma almeno erano mesi che non entravo in modalità drama queen attaccata alle tende.



In pratica per farla breve è successo questo: dopo mesi che ci pensavo ho deciso di iscrivermi in palestra. Raccolgo tutte le informazioni, raccolgo il coraggio di andare in un posto nuovo da sola, decido che investire quegli N soldi al mese nel mio benessere psicofisico non è uno sventato atto di edonismo stupido e inutile che mi ridurrà sul lastrico e nella dannazione (come mi ripete sempre la vocina ogni volta che cerco di comprarmi dei trucchi, o dei vestiti, o di andare dal parrucchiere). 
Poi mi metto a fare l'iscrizione, sul sito ovviamente, perché in questi tempi moderni non esiste che ti presenti in palestra, parli con una persona vera e questa persona vera fa l'iscrizione per te. Va fatto esclusivamente su internet. Quindi mi ci metto, con la solita meticolosa attenzione con cui mi esaspero a giornate a lavoro e non... e alla fine scopro che mi sono iscritta sì, ma alla palestra di un'altra città! 
Ora, una persona nomale ci riderebbe su, o forse si incazzerebbe per dieci minuti con la scarsa chiarezza del sito e poi ci riderebbe su. Io invece ho cominciato a sentirmi stupida, oltremodo stupida, e questa sensazione ha cominciato a lievitare, e ho pensato che questo piccolo errore non si risolverà mai e dopotutto me lo merito, ecco, mi merito di essere punita perché alla fine me l'ero dimenticato, ma sono stupida e non valgo niente e come volevasi dimostrare cercare di essere contenti di sé è pericoloso e porta solo complicazioni.

Questo pensiero ovviamente ha pervaso il mio intero pomeriggio ed è sgocciolato nella sera, facendomi piangere e versare altri liquidi dal naso tre ore sotto il piumone. Mi rendo conto, a scriverlo, che al reazione è un tantino esagerata, ma quando parte non riesci semplicemtne a fermarti. Avevo fatto qualche foto alla mia merenda (subito prima che tutto crollasse) e riguardandole ho anche pensato che l'idea della merenda era carina, ma le foto fanno pietà, la composizione è abbozzata dato che avevo troppa fame per stare a mettere i pezzettini di avocado e uovo tutti belli simmetrici sul panino, i miei skill da fotografa lasciamoli perdere e dunque cosa bloggo a fà? Tanto lo so, che anche questa attività è un atto di edonismo volto a mascherare il fatto che in fondo sono stupida e vuota come un ovino kinder senza sorpresa.



Poi piano piano è passata, perché anche se a volte me ne scordo non ho più 14 anni. Sono ancora virtualmente iscritta alla palestra di Birmingham, ma ho scritto all'assistenza clienti per cercare di farmi rilocalizzare. E ho pensato che alla fine, con un po' del solito ritocco tamarro, le foto del panino all'avocado le metterò. Non è colpa di nessuno degli ingredienti se ogni tanto sclero di testa.



Ingredienti

1 avocado, tagliato a striscine e poi a dadini
1 peperone rosso, privato del gambo e dei semi, tagliato a strisce
1 uovo sodo
1 spicchio d'aglio
1 cucchiaio d'olio
2 fette di pan carré o altro pane morbido da tostare



Preparazione

Tutto è nato dal fatto che avevo comprato questo avocado e lo guardavo, lo guardavo, incerta se accingermi a reperire le informazioni per trasformarlo in guacamole. Poi (e anche per questo non sarò mai una vera food blogger) ho pensato che ero pigra e effamata e che volevo piuttosto fare merenda. Così ho tagliato l'avocado a dadini, e forse perché era acerbo, ho pensato che sarebbe stato meglio saltarlo in padella con un po' d'olio e uno spicchio d'aglio tagliato a pezzettini (avrei dovuto passarlo forse da quell'arnese con i buchi, se avessi l'ambizione di diventare una foodblogger seria). Nel mentre ho pensato di aggiungere alcune trisce di peperone rosso crudo, e che con il verde e il rosso un po' di giallo uovo sodo non sarebbe stato male.
Il tutto è stato grossolanamente trasferito su delle fette di pane tostato strofinate con l'aglio (diventano meravigliosamente saporite e unte senza aggiungere altro olio!) con una grattata di pepe.



Nonostante il mio crollo dell'umore di dopo, era veramente buono, vagamente estivo e riempitivo al punto giusto...
E per chi se lo fosse chiesto concluderò dicendo che sì, ieri era anche il primo giorno del mio ciclo mestruale. Buon appetito! :D

mercoledì 3 aprile 2013

crepes al cacao con pere alla vaniglia

Avevo già decantato le lodi della mela cotta, e mi ero ripromessa di continuare a testimoniare la mia ricerca creativa in questo campo, quindi era solo questione di tempo prima che dedicassi un post all'altra metà del cielo della frutta cotta.
Come le veline sono una bionda e una mora (che brutto paragone che non rende affatto giustizia all'argomento che vado a trattare), dove si parla di mela cotta non può passare molto tempo prima di chiamare in causa la pera.

Iniziamo con un basilare teorema: la mela è nata per la cannella, la pera è stata creata per la vaniglia. E per il cioccolato.
Passiamo dunque al corollario di Maremma Zucchina sul cioccolato: esso deve essere fondente/amaro.

E chiudiamo con una provocatoria domanda: chi ha detto che le crepes debbano essere per forza bianche?



Ingredienti per 3-4 crepes

1 bicchiere di farina
1 bicchiere di latte (la sottoscritta preferisce di soia)
2 cucchiai di cacao amaro


2 pere Kaiser tagliate a fette lunghe
3 cucchiai di zucchero vanigliato
il succo di 1/2 limone

cioccolato fondente per guarinire



Preparazione

La prima cosa da fare è lessare le pere (preferibilmente del Kaiser) in acqua, con 2-3 cucchiai di zucchero vanigliato (io ho usato il mio da qui visto che ormai era ora di aprire il barattolino, ma in alternativa si possono usare zucchero semplice e qualche goccia di essenza di vaniglia) e il succo di limone.
Successivamente si prepara l'impasto per le crepes, mescolando il latte, la farina e il cacao in una terrina con la forchetta. la cosa più bella in tutto questo è andare a caccia dei grumi di cacao e spaccarli con i rebbi della forchetta.

Il resto del lavoro lo farà la vostra bella padella antiaderente (io ho I love cooking crepes di Ballarini che è stato uno dei regali di Natale più azzeccati di sempre da parte di mio papà, anche se il barattolone di nutella incluso nella confezione l'ho lasciato a lui) dove avrete fatto sciogliere un pochino di burro,
e la vostra abilità di girare la crepe con la spatola... o farla volare!

Per la decorazione, basta sciogliere un po' di cioccolato a bagnomaria in un pentolino e, di nuovo, andare di forchetta, a zig zag.


Buona merenda o colazione... con una bella tazzona di tè earl gray! E con quei granulini della pera che contrastano in modo delizioso con la scioglievolezza del cioccolato (anche se non è Lindt può essere scioglievole ugualmente, no?).